Aborto Volontario
L’aborto volontario, a differenza di quello spontaneo o terapeutico, è considerato socialmente e culturalmente come un evento privo di impatto emotivo, come se non fosse portatore di malessere, di conflitto interiore o di profondo dolore, in quanto è stato scelto.
In sostanza, l’interruzione di gravidanza volontaria porta con sé un pesante stigma: nell’atto della scelta è stato inscritto il non diritto alla sofferenza, al lutto e al pianto.
In realtà la parola “aborto” significa letteralmente morto, e il concetto di morte e lutto sono strettamente collegati quando la perdita è di qualcuno che appartiene alla nostra sfera intima. Un feto all’interno di una madre è “qualcosa di estremamente intimo”, essendo interno, viscerale e profondamente dentro lei.
Ogni decisione personale è basata su valutazioni che riguardano le proprie risorse (o difficoltà) emotive, sociali, familiari, economiche, individuali, di coppia, genetiche, razionali, ecc.
La decisione di abortire, non elimina il lutto della perdita, ma anzi, potrebbe amplificare la sofferenza stessa per il peso della responsabilità che si lega mentalmente alla sensazione di non poter meritare il dolore, di non aver diritto a soffrire, che ogni malessere emotivo debba essere spazzato via e non c’è la possibilità di condivisione con nessuno e che il silenzio e la repressione di ogni pensiero sia l’unica via possibile.
La donna che abortisce spesso ha la sensazione di percepire negli occhi e nei silenzi degli altri un impietoso giudizio che le fa rimbalzare addosso la sentenza senza scappatoia: “l’hai scelto tu”. Le sembra che l’unica strada percorribile sia barricarsi in un silenzio che la mette a contatto con la propria angoscia, incrementando il conflitto che ogni scelta porta con sé.
Ogni perdita prevede un lutto e l’aborto volontario è una perdita a cui non è possibile negare il relativo lutto, pretendendo che possa essere vissuta come una morte neutra senza pensieri.
L’aborto volontario rappresenta il conflitto tra due decisioni, dove l’epilogo è la perdita.
Il lutto che è vissuto è doppio: c’è la sofferenza per la perdita e la sofferenza per la scelta della perdita, che è una profonda afflizione, colma di sensi di colpa, impotenza e solitudine.
L’interruzione di gravidanza è un evento carico emotivamente, che può condizionare le successive gravidanze e la successiva genitorialità, se non trova lo spazio per essere elaborato, vissuto, condiviso, supportato e accettato.
Se vuoi ricevere maggiori informazioni, puoi contattare la Dott.ssa Michela Andreoli dello Studio Psicoterapia Cognitiva a Brescia, telefonando al 3355787099 o inviando una richiesta tramite il form.
Benessere femminile
dall’infertilità alla maternità
Progetto promosso da Studio Psicoterapia Cognitiva